Critica della ragion perduta

Nov 19, 2025

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Ultimamente sono proprio stufo degli algoritmi che cercano di dirmi cosa mi dovrebbe piacere. Oh, ma chi vi ha chiesto niente? Sono una persona, complicato, strano, incoerente, e non ho bisogno che un algoritmo decida per me.

Non ho vissuto l’era analogica, quindi non posso dire di sostenere le cassette e di conoscere la rottura di scatole di doverle riavvolgerle con le matite Staedler.

matita

Io appartengo a quell’era di transizione dove con internet non ci facevi proprio tutto tutto. E con tutto intendo farsi arrivare un frigorifero a casa o piantare un albero per motivi solidali o guardare i gattini in 4k.

Però ho vissuto l’epoca dei CD e DVD, un’epoca in cui dovevi pensarci davvero: “Che voglio fare adesso? Ascolto quella canzone o guardo quel film? Oppure aspetto le wx:yz per guardare in TV la prossima puntata di Detective Conan?”. Scegliere di guardare la TV era un gesto più deliberato, più tuo, non come oggi dove appena sfiori lo schermo del telefono lui parte: “Ehi, ti propongo questa roba super clickbait, sicuro ti piace!”.

Adesso invece no: un algoritmo (riduttivo chiamarlo così) progettato per essere il più manipolatorio ed efficace possibile nell’attirare la nostra attenzione, prodotto con budget pressoché illimitato, decide che cosa guarderai (o cliccherai) dopo. E a essere sinceri, questa cosa mi fa girare parecchio le palle. Perché ti abitua a non scegliere. Senza farci i segoni sui nostri dati, la privacy e tanto altro.

Prima deleghi le scelte piccole, poi diventa normale non riflettere neanche su quelle grandi.

E la cosa mi preoccupa. Per noi, ma soprattutto per chi verrà dopo. Perché dovremmo almeno provarci a staccarci da questi sistemi che ti dicono cosa ti deve piacere, chi devi seguire, come ti devi sentire. Magari suona melodrammatico, e forse lo è, ma secondo me questa dipendenza dall’intrattenimento guidato dagli algoritmi è solo il sintomo di un problema più grosso: questa comodità estrema che ci separa, piano piano, dal pensare. Quante volte ti ritrovi inghiottito a scrollare su TikTok e Instagram?.

Pensateci un attimo. Pensate a come i servizi di streaming, gli autoplay e gli algoritmi influenzano noi. Stiamo perdendo qualcosa quando non scegliamo più la canzone che ci deve caricare dopo, solamente perché il nostro profilo è identico ad una categoria di tizi che nemmeno conosciamo e sono affini a noi?

E i bambini? Qualcuno pensi ai bambini! (Dovevo scriverlo)

Quando lasciamo che l’autoplay decida cosa vede un bambino su YouTube? O la prossima pubblicità sul telefono dei genitori?
i bambini!

La cosa affascinante di tutto ciò è che siamo riusciti a dare ordine alla soggettività umana. Attraverso l’analisi dei dati riusciamo a predire i gusti delle persone.

Conclusioni

Come ho scelto il titolo, storpiando la ‘Critica della Ragion Pura’ di Immanuel Kant, ruberò anche un suo aforisma:

Ogni individuo è un “fine a sé”, quindi unico e irriducibile ~ Immanuel Kant

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